giovedì 1 settembre 2011

QUALI SONO I MIGLIORI ATTEGGIAMENTI MENTALI

Gli errori sono una certezza, accettali , cambia strategia e riprova




Dai tutto di te stesso invece di fare solo il “compitino”



Vedere le cose da molteplici punti di vista



Sono le piccole azioni che ripetute danno enormi risultati



E’ nella semplicità che sono racchiuse le grandi idee


Focalizzati sul QUI ed ORA. Associa le splendide sensazioni a momenti speciali

Ti preoccupi troppo di ciò che era e di ciò che sarà.

C’è un detto: ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono… per questo si chiama Presente!”

Non ho mai pensato alle conseguenze dello sbagliare un tiro importante. Quando pensi alle conseguenze pensi sempre a un risultato negativo


Chi ha standard personali molto elevati pretende la perfezione da se stesso: atteggiamento da gestire con molta cautela.

così come si allena fisicamente in palestra, allo stesso modo si allena mentalmente

Abilita la tua mente ad elaborare positivamente le cose negative (traendone un insegnamento) e a ricordare molto bene le cose positive: questo è un indice di successo.


abituati a dissociare il più possibile le emozioni da un’eventuale sconfitta o errore e abituati ad associare grandi emozioni positive alle tue vittorie

Assumiti la responsabilità di ciò che fai

Quando tiri, sappi che entrano nel canestro due palloni insieme, questo da un maggior margine di errore

Non smettere mai di imparare (da quelli più forti, dai coaches, dai video tecnici e mentali)

Gioca sempre per allenare te stesso: con chi è meno forte, non allentare la presa, mantieni alto il tuo standard

Mental Rehearsal o visualizzazione mentale: usala per anticipare i movimenti

Il nervosismo in competizione è la perdita di fiducia in se stessi. Credi in te stesso. Sentirsi forti è meglio che essere forti.

Creare la stessa routine mentale prima di ogni partita: vediti prima fare le cose che vuoi fare accaderecon successo in campo

Sono le piccole cose che aiutano la squadra a vincere: un rimbalzo, un aiuto, un ostacolo al tiro, un assist, un recupero

Io non sono il mio comportamento e non sono un vincente o un perdente. Lo sono in quel momento e fino alla prossima occasione

Tutti gli atleti di successo non cercano qualcuno o qualcosa su cui scaricare la colpa e si concentrano invece su cosa possono fare per cambiare un risultato che non li soddisfa

venerdì 5 marzo 2010

Sport e miglioramento

Inserisco un mio articolo pubblicato su www.psicolab.net/2010/pnl-sport

Mira alla luna, se sbagli finirai comunque in mezzo alle stelle.
Quando ho letto casualmente questa frase su un muro della mia città, mi si è aperta una grande porta sulla motivazione nello sport. Mi stavo dirigendo in palestra per allenare una squadra di basket di quindicenni, e ho proprio pensato che quei ragazzi non avevano al momento, un chiaro obiettivo da raggiungere.
Come l’aereo che si alza in volo, anche noi dobbiamo tracciare la rotta che ci porta dove vogliamo arrivare. E nessuno può sapere cosa accadrà durante il percorso e nemmeno se scopriremo che quel primo obiettivo, in realtà, seppur ben formato , può cambiare con il tempo, per mille e più ragioni.
Nello sport l’aspetto della motivazione assume un ruolo ancor più importante. Mentre nella vita da “civili” essere talvolta demotivati può passare inosservata ai più, se questo accade in un campo erboso, sul ring, o in un lago, non lo si può nascondere: la performance agonistica alza il volume e ingrandisce gli eventi.
Possiamo senza sbagliare di molto, quantificare con il 70% in più o in meno, il risultato finale della performance sportiva, quando vengono a crearsi o meno le condizioni ottimali di motivazione per affrontare l’avversario. Negli sport di squadra questo valore è ancora maggiore, perché si sommano le dinamiche di “mutuo trascinamento” tra atleti più motivati.
Affrontiamo ora il focus: un aspetto dei più significativi. Quante volte è successo in una partita di calcio, di pallavolo, di qualsiasi altro sport anche non di squadra, che per qualche motivo i giocatori hanno perso la testa e si sono dimenticati di quale era “l’obiettivo” finale?
Nel momento in cui noi diamo alla nostra mente un altro obiettivo, è come se togliessimo una batteria dalla macchinina telecomandata di nostro figlio. Si fermerebbe.
Un fallo che ci ha innervosito, una parola sbagliata dell’allenatore ci ha disorientato, e noi ora siamo in balia del vento.
Se noi ci diamo degli obiettivi più difficili, saremo spinti a dare il meglio del meglio di noi, con l’accortezza di non esagerare al fine di non provocare stati negativi dovuti al fatto di non raggiungere nemmeno una piccola parte degli obiettivi posti in partenza.
Veniamo all’atteggiamento rispetto alle sconfitte. Non è difficile trovare nei grandi allenatori atteggiamenti positivi di fronte alle sconfitte. Soltanto chi non entra in uno stato mentale di miglioramento continuo (Kaizen) continuerà a vedere le sconfitte come “sconfitte”. Ricontestualizziamo la sconfitta in un risultato, e valutiamo il miglioramento , se c’è stato, rispetto alla partita precedente, per esempio. Allora la sconfitta è sicuramente un “arresto in classifica” ma è anche un progresso dal punto di vista del miglioramento della meccanica di squadra, di un fondamentale tecnico, di una reazione mentale dopo una difficoltà.
Questo atteggiamento, che è poi visione vincente alla lunga, ci proietta verso un cammino felice verso le sfide. Ogni passo è una opportunità di crescita da cogliere e da visualizzare come unica per procedere verso traguardi importanti (come una finale o un torneo, o uno spareggio salvezza)
Essere congruenti è un’altra caratteristica che nello sport è fondamentale. Fare ciò che si dice con le azioni, il tono della voce, il comportamento, la fisiologia, sono , specialmente per un allenatore, un prerequisito fondamentale. Congruenti anche rispetto agli obiettivi che ci si pone. Se l’obiettivo, che deve essere certamente più alto della posizione che si vuole raggiungere, è troppo pretenzioso. La squadra si sentirà inadeguata e demotivata, l’allenatore perderà la sua credibilità: si otterrà in altre parole l’effetto opposto.
La PNL ci offre la possibilità di migliorare attraverso diversi strumenti. Korzybski afferma che gli esseri umani sono limitati nelle loro conoscenze dalla struttura del loro sistema nervoso, e dalla struttura dei loro linguaggi. Non possiamo, in sintesi, sperimentare il mondo direttamente, ma solo attraverso le nostre rappresentazioni (impressioni non verbali, che derivano dal sistema nervoso, e indicatori verbali derivati ed espressi dalla lingua).
Quale soluzione è allora proponibile? Allargare le vedute. Cambiare il punto di vista verso le cose.
Per passare da una stanza all’altra, possiamo andarci aprendo e chiudendo la porta oppure uscendo di casa, facendo il giro del mondo e entrando nella stanza dalla finestra.
Il numero di neuroni nel nostro cervello è quello che abbiamo alla nascita, dopo di che il numero si riduce progressivamente (i neuroni non si riproducono e non si rigenerano).
Questo però non vuol dire che la nostra capacità mentale diminuisca: è stato dimostrato che non è il numero di neuroni ma la quantità e qualità di sinapsi (connessioni tra neuroni) a determinare la nostra intelligenza.
Questo significa che ogni emozione, scoperta o problema, genera nel nostro cervello una reazione chimica ed elettrica, che crea le connessioni e le sviluppa: possiamo aumentare le capacità celebrali, semplicemente offrendo una varietà di stimoli ed esperienze, che possano sviluppare immaginazione, sensibilità, creatività, astuzia, logica …
Osare cose nuove, provare e stimolare, nello sport è qualcosa di altamente performante. Si diverte l’allenatore, si diverte il giocatore e si migliora in due.
L’equilibrio tranquillizza, ma la pazzia è molto più interessante… (B. Russell)
Si può programmare l’allenamento ma non il momento della partita, dove troppe variabili possono influenzare il risultato finale.
Talvolta il colpo di genio o la “scelta pazza” di un giocatore può rivelarsi vincente. Anzi talvolta è necessario uscire dalla prevedibilità degli schemi per assestare un colpo “critico”.
Questo aspetto è altamente allenabile, specialmente nei giovani atleti. Mettere in una condizione di “ipnosi leggera” i propri giocatori al fine di renderli più ricettivi ai messaggi di fiducia e convinzione fa in modo che si “sorprendano” di quanto sono capaci a fare, specialmente coloro i quali sono meno propensi a prendersi delle responsabilità.
In the universe, there are things that are known, and things that are unknown, and in between, there are doors. (W.Blake)
Lo sport può aprirci delle porte incredibili sulla nostra vita. Si sente dire che lo sport è una palestra di vita. Grandi soddisfazioni o piccole amarezze. A volte ti senti onnipotente, altre volte ti senti schiacciato.
La paura (di vincere, dell’avversario) è nello sport tale e quale nella vita normale, amplificata dal contesto agonistico. Si tratta comunque di un segnale fisiologico che il nostro sistema nervoso manda all’organismo per avvisarlo di un potenziale rischio o pericolo. Il problema è in sostanza come reagire alla paura.
Se non provassimo paura di fronte ai pericoli, probabilmente ci saremmo estinti molti millenni fa: dobbiamo ammettere che ci è stata utile e che lo sarà sempre.
I romani dicono a tal proposito o “t’elevi o te levi “ … e cioè la paura come una opportunità : stai sveglio e pronto e preparati mentalmente ad affrontare la situazione che ti si pone di fronte.
Elabora una strategia. Attingi alle tue risorse e agisci, pensando già ora a come ti sentirai una volta superato l’ostacolo.
Con la PNL si possono rendere funzionali anche i “problemi” che possono apparire irrisolvibili. Si tratta di usare la mente nella direzione migliore.